Miria & Donatella: due emiliane col cuore napoletano!

Miria Ferrari e Donatella Lucchi non si conoscono (..ancora): entrambe emiliane, entrambe imprenditrici, entrambe bionde, cordiali e sorridenti, ma soprattutto entrambe con Napoli nel cuore.

..Ecco perchè vogliamo parlarne qui su F&F!

Sì, perchè per passione o per impegno professionale sia l’una che l’altra hanno incontrato Napoli e ..hanno scelto in qualche modo di viverla!

La Miria (come lei stessa si chiama anche su Facebook) ha un rispettabile trascorso nella façon di note griffe italiane in Emilia Romagna, ma ha optato presto per il mondo del food e al netto della sua storia d’amore con Ciro Eboli ha deciso di trasferirsi a Posillipo, dove ha messo su famiglia e ha imparato l’arte del gelato.

Si chiama Sottozero ed è la gelateria più rinomata e frequentata sulla piazza di Pozzuoli. È qui che in pochi anni la signora Ferrari s’è fatta conoscere e apprezzare per il miglior gelato nella zona e le sue specialità da leccarsi i baffi: croccante, noce & fichi, nocciola o cassata sono solo alcuni dei suoi heavy rotation. Ma il cono alle “percoche col vino” è davvero una chicca per estimatori!

Il suo segreto? La ricerca dei migliori ingredienti, passione costante e palato esigente: il tutto condito con dosi generose di sole e Pino Daniele!

Per raccontare Donatella si parla ancora di gusto e ricerca: la sua linea di borse donna NUR sa di storia, di esperienza, di know how e qualità produttiva, quella napoletana.

Il suo immaginario, l’appeal estetico, un’eleganza moderna e mai scontata ci hanno indotto a indagare e scrutare gli elementi strutturali delle sue collezioni e quelli funzionali del suo modus progettuale, vero fulcro dell’eccellenza nel made in italy.

Emiliana di nascita, milanese di adozione e partenopea nel cuore (e nella produzione): questi i tre principali strumenti che decodificano la sua professionalità e una spiccata personalità.

Il suo studio milanese, la logica nel catalogare oggetti, riviste e pellami, il modo nel selezionare input innovativi ci hanno stimolati a osservare e apprezzare l’essenzialità del suo prodotto, condividendo per lei il concetto di Bruno Munari: «si confonde spesso il semplice con il facile: non s’immagina il lavoro che c’è dietro al semplificare per arrivare all’essenziale. Il lavoro del togliere, che è necessario perché le cose si liberino del superfluo ed eccessivo, lasciando solo ciò che ha un senso, resta invece quasi sempre invisibile».

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di Salvio Parisi & GianMarco Chianese

 

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