Le otto «Extases» di Ernest Pignon Ernest a Napoli

Non vuole solo raffigurare il rapimento e la passione evanescente dell’estasi, ma nelle otto austere figure che fluttuano nell’ipogeo della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco in via Tribunali a Napoli, Ernest Pignon Ernest arriva dritto e inequivocabile alla corporalità e l’erotismo del gap terreno-divino nella trasposizione spirituale della carne.

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«Extases» effigia otto corpi femminili di religiose dal 200 al 700 (Maria Maddalena, Hildegarde de Bingen, Angela da Foligno, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Marie de l’Incarnation, Luise du Néant e madame Guyon) disegnate e sviscerate in un afflato sensuale, potente ed etereo: l’artista sceglie un tratto materico per sottolineare e amplificare l’innamoramento e la devozione della sposa all’Altissimo e raccontare la contraddizione tra presenza dei corpi e rifiuto ascetico quasi in un “masochismo mistico”.

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L’esperienza partenopea di Pignon ha radici negli anni ’80 in quella Napoli trasversale, ansiosa e veemente in cui lo street-artist s’è addentrato e ha conosciuto luoghi e caratteri, inscenati a mano a mano nei suoi lavori per strada così corrosivi e corrosi, amati e vilipesi dal tempo e dagli uomini.

Otto enormi fogli volanti e volatili, graffiati a carboncino, posture atletiche e carnali, luci taglienti, drappeggi e fisicità, ombre voluttuose su sguardi celesti rimandano da un lato all’iconografia classica memore dei peplum come della scuola caravaggesca, dall’altro a certe immagini di grandi autori coevi come Newton, Tyen o Victor Skrebnesky.

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Le Extases galleggiano e si riflettono a pelo d’acqua su una superficie immobile che le proietta da una dimensione teatrale (così come le restituiscono allestimento e illuminazione) a una dimensione ultraterrena e ancestrale.

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Scelta dopo 18 altri sopralluoghi, la chiesa del Purgatorio ad Arco contrappone la parte superiore squisitamente barocca all’essnzialità dell’ipogeo scarno e poco illuminato: è in quest’ultima che Pignon ha voluto ambientare la complessa installazione, alla quale anche Enzo Avitabile ha voluto rendere omaggio, adottandone alcuni tratti nel progetto grafico del suo album imminente.

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di Salvio Parisi

 

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