«PhEST 2020: totally outdoor»: a Monopoli la più interessante mostra diffusa di photo-art del Sud

Quinta edizione di PhEST festival internazionale di fotografia e arte.

24 esposizioni fotografiche open air nel suggestivo centro storico di Monopoli in programma fino al 1° novembre 2020 con la direzione artistica di Giovanni Troilo e la curatela fotografica di Arianna Rinaldo.

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Un’iniziativa completamente sicura (e gratuita) con la scelta di location tutte in esterni per un’edizione dedicata alla Terra, nel senso di pianeta, ma anche di mondo contadino e riscoperta del suo valore, per aiutarci a ritrovare l’essenza delle cose e il contatto con la terra da cui ripartire.

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Ecco il percorso “virtuale” secondo il racconto degli ideatori, allestitori e autori.

«Nella nostra passeggiata ideale abbiamo deciso di iniziare dalla zona “sud” del centro città dove si trova lo skate park a ridosso del mare con il progetto fotografico di Inka & Niclas, 4K ULTRA HD.

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Camminando poi verso Cala Porta vecchia si incontra l’isolotto su cui campeggiano le foto di Jan Erik Waider, North Landscapes, dedicate agli iceberg…

11 13a 13b 10Mentre sul fondo marino è allestita la mostra subacquea See the sea you usually don’t see dedicata ai pesci notturni con gli scatti di David Doubilet & Jennifer Hayes e realizzata in collaborazione con National Geographic.

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Di fronte, l’antica muraglia è stata scelta per stupire i visitatori con la gigantografia del ghiacciaio Antartide – Il continente bianco e i suoi contrasti inaspettati di Igor Gvozdovskyy.

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Tornando appena indietro, andando verso la città nuova, la parete accanto al Kambusa su Largo Portavecchia è lì che aspetta i visitatori con il murale appena realizzato da Millo dal titolo Beyond the Sea.

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Sul Belvedere di Porta Vecchia si trovano invece Land(e)scape, progetto realizzato su commissione dell’azienda di abbigliamento di Martina Franca, Hevò, e Ciril Jazbec con il suo The Ice Stupas. Passeggiando sul lungomare Santa Maria si incontrano invece due mostre-installazioni allestite sul muretto prima e dopo il bastione: Dillon Marsh (Gallery Momo) con il suo Counting the Costs e Solmaz Daryani con The Eyes of the Earth

Si arriva quindi al Castello Carlo V, unica eccezione in interni sempre a ingresso gratuito, voluta dal Comune, dove PhEST ha allestito due mostre fotografiche: La nuda vita di Antoine d’Agata (Magnum Photos) e No agua, no vida di John Trotter,  cui si aggiungono le video installazioni di Endri Dani, Poiein, Simon Norfolk, When I Am Laid in Earth, e Luca Locatelli, 2050.

All’interno del Castello si trova anche l’arte di Giorgio di Palma con la sua Eredità.

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Sui frangiflutti davanti al Castello è allestito invece il lavoro commissariato da Tormaresca a Piero Percoco: Calafuria – The Rainbow is Underestimated

Andando verso il Porto Vecchio, sul molo Margherita arrivando fino al Faro Rosso ci sono due mostre, Imagined Homeland di Sharbendu De e Mezzogiorno di Marco Zanella, cui si aggiunge The Future of Farming di Luca Locatelli allestita sui new jersey sul filo del mare.

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Sulle pareti del Porto Vecchio campeggeranno invece le fotografie di Ground Contol il lavoro di Roselena Ramistella realizzato su commissione di PhEST e dedicato ai contadini e alle contadine pugliesi. 

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Incamminandosi quindi dal Porto Vecchio verso piazza Vittorio Emanuele si trova via Garibaldi con l’allestimento sospeso tra i balconi delle case di Earth calls PhEST con foto courtesy di Google Earth.

Arrivati quindi in piazza Vittorio Emanuele si possono ammirare i coloratissimi insetti Micro Beauty in pvc calpestabile in gigantografia di Igor Siwanowicz.

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Per completare il circuito e non dimenticare nessuna delle 24 mostre allestite a Monopoli ci sono ancora due tappe da fare: piazza Palmieri dove su una struttura poligonale realizzata appositamente per PhEST si trova Ustica di Jacob Balzani Lööv / Premio PHMuseum Grant.

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In piazzetta S.Maria un grande planisfero mette in mostra una selezione di mini-scatti arrivati da tutto il mondo da coloro che hanno risposto alla social call internazionale #PhESTchiamaTERRA».

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di Salvio Parisi

 

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