Artigiani particceri & pastry chef: tradizionali e moderni i dolci delle feste a Napoli!

Ci siamo: si viaggia verso Natale e le diete davvero non sono compatibili con la tavola e le vetrine di queste settimane!
Alle porte delle festività il leit motiv di eventi, shopping, letture, programmi tv e intrattenimento sono spesso i protagonisti e le icone della cucina delle feste.

Posto d’onore alla pasticceria e ai lievitati, ai dessert cremosi e le leccornie della tradizione o della new age dei dolciumi: struffoli, roccocò, panettoni, cassata, zeppole e cioccolata, babà, pasta di mandorle e divino amore, ma anche tutte le moderne declinazioni di queste tentazioni zuccherate che sempre più conquistano e deliziano prima l’occhio e poi l’olfatto e il palato, avendo finalmente in conto anche le tendenze ipoglicemiche, biologiche e low calorie.
«I Dolci delle Feste: nuovi lievitati e dolci tradizionali» è stata la kermesse di grandi artigiani e pastry chef campani che, giunta alla sesta edizione, s’è svolta pochi giorni fa al Palazzo Petrucci di via Posillipo a Napoli.

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Fianco a fianco 11 professionisti del calibro di Sal De RisoSalvatore Gabbiano e Alfonso Pepe dall’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, Sabatino Sirica, Carmine Di Donna, Rosanna Marziale, Mario Di Costanzo, Sara Sciotti, Marco Infante, Francesco Amoroso e Florencia Breda dalla brigata di Vincenzo Guarino.

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Parola d’ordine: il territorio. Ed ecco allora antico e contemporaneo danzare insieme in panettoni alle pellecchielle del Vesuvio, con sentori di aglianico o pallagrello, fusion di roccocò & caprese, mousse al “pesto napoletano”, cassate coniugate al profumo di pastiera oppure modernamente glassate di cioccolato nero o crema di latte con aplomb francese,

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oppure del tutto rimaneggiate come nella torta Oplontis di De Riso (fatta di pandispagna allo strega, ricotta, albicocche candite e cioccolato, pasta di mandorle e lamponi); e ancora rivisitazione di roccocò abbinato a gelato o cremoso alla strega e al limoncello, una mela annurca “stregata” e persino un alfajor argentino destrutturato e contaminato alla mela annurca.

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..Insomma, tanta Napoli nel prossimo dolce di Natale!

 

di Salvio Parisi

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